Gennaio 3, 2021

S. Graziano – Candoglia

STORIA E INDAGINI ARCHEOLOGICHE

La chiesa di San Graziano si colloca su un modesto rilievo all’interno di un pianoro, immediatamente ai piedi delle cave di marmo di Candoglia. Oggi è circondata da alcune abitazioni, ma fino alla metà del secolo scorso si presentava isolata rispetto al centro abitato antico che era posto più ad ovest.
L’area fu frequentata sin dall’epoca romana, come testimoniano i dati provenienti dagli scavi archeologici condotti nel 1903 e a più riprese tra il 1963 e il 1968, indicati nella planimetria.

Le prime testimonianze emersero durante i lavori per la costruzione della ferrovia Arona-Domodossola, quando fu intercettato a qualche centinaio di metri dalla chiesa un edificio a pianta circolare, del diametro di 2,5 m, in seguito interpretato come un sacello dedicato a Giove, grazie al rinvenimento nel 1964, sul lato nord del sagrato, di un’ara romana dedicata a questa divinità.

Le indagini archeologiche condotte tra il 1963 e il 1968 attorno alla chiesa di San Graziano hanno invece evidenziato una continuità d’uso dell’area dal I secolo d.C. sino all’età medievale, dapprima con un edificio con ambienti riscaldati utilizzato per l’ospitalità e la sosta; a questa fase è da ricollegare probabilmente il sacello dedicato a Giove (I-III secolo d.C.). Successivamente l’area fu occupata da strutture abitative e in seguito subì un’importante distruzione (III-V secolo d.C.), e infine venne adibita a cimitero (alto e basso Medioevo).
Il periodo tra la defunzionalizzazione del complesso romano e la costruzione dell’oratorio di San Graziano è avvolto nel silenzio delle fonti scritte. Tuttavia, alcune considerazioni emerse da una nuova ricerca sulla dedicazione della chiesa hanno condotto a interessanti spunti di ragionamento.

La dedicazione a San Graziano appare inusuale in questa zona e già da tempo è un tema di dibattito tra gli studiosi locali. Le riflessioni sulle differenti istituzioni religiose che agirono nel territorio del Verbano nei secoli medievali consentono di avanzare un’ipotesi in merito a questo santo, di cui sfuggivano i contorni storici. È noto che fin dal 999 il potente monastero dei SS. Felino e Gratiniano di Arona aveva possedimenti nella Val d’Ossola, come dimostra una Recordatio, ossia un elenco di affitti spettanti al monastero, datata 1262, che cita tra gli altri anche beni presso la località di Gandoglia. Molto spesso, localmente, il nome di San Gratiniano, il cui corpo era conservato insieme a quello di San Felino presso il monastero aronese, risulta contratto in Graziano. Dunque, non parrebbe fuori luogo ipotizzare che il San Graziano a cui la chiesa di Candoglia è dedicata vada identificato con San Gratiniano e che in origine la chiesa fosse una cella del monastero di Arona.
La possibile dipendenza di questa chiesa dal monastero di Arona spiegherebbe anche il motivo per il quale l’oratorio non compare tra le dipendenze della parrocchia di Mergozzo nel 1459, quando il notaio Giovanni Salati da Trontano redige un atto con il quale si attuava la divisione dei benefici parrocchiali per iniziativa degli uomini di Mergozzo, Albo e Bracchio.
Dai resoconti delle Visite Pastorali possiamo dedurre che, in un momento imprecisato della prima metà del XVI secolo, la chiesa di San Graziano sia rientrata nelle dipendenze della parrocchiale di Mergozzo, per poi diventare una sussidiaria della parrocchia di Albo al momento della sua istituzione nella seconda metà del Cinquecento.

ARCHITETTURA ROMANICA

La chiesa di San Graziano di Candoglia è giunta ai giorni nostri sostanzialmente inalterata nella sua struttura di oratorio romanico. Purtroppo, un recente restauro, che ha fatto largo uso della malta cementizia per consolidare la tessitura muraria, ne ha resa impossibile una rilettura approfondita. Sono quindi state utilizzate alcune fotografie antecedenti i lavori, per poter avanzare qualche considerazione in merito alle tecniche costruttive e alle decorazioni architettoniche.
Il piccolo oratorio ha pianta a navata unica absidata ed è orientato (foto 2). La tessitura muraria si caratterizza per l’uso di materiale di piccola e media pezzatura, disposto in un apparato poco ordinato.
La facciata a capanna è caratterizzata da una partitura rara in quest’area e diffusa soprattutto nei secoli altomedievali: due arcate cieche, alte, strette e poco profonde, fiancheggiano il portale. Quest’ultimo è decorato da una ghiera archivoltata realizzata con conci trapezoidali in marmo di Candoglia. La contrapposizione tra il colore delle pietre e il candore del marmo mette in evidenza una ricerca decorativa e coloristica da parte dei costruttori. Un’aggiunta moderna è anche il campanile a vento, costruito allungando l’originale contrafforte di facciata.
I lati settentrionale e meridionale sono divisi in tre specchiature dai contrafforti angolari, molto larghi ma poco emergenti, e da due piatte lesene a sezione rettangolare. Le frange di archetti pensili che coronano le specchiature mostrano un andamento irregolare.
Le originali monofore romaniche del fronte meridionale sono state sostituite dalle aperture quadrangolari di età barocca e su questo lato era presente anche un secondo portale, del quale oggi non si distinguono più i contorni.
L’emiciclo absidale risulta profondo e coperto da una calotta molto ribassata. Prima dei restauri, l’abside era l’unica parte dell’edificio totalmente priva di intonaco: quindi è la porzione che meglio si presta a considerazioni più precise in merito alla tessitura muraria. All’esterno è suddivisa in cinque specchiature da lesene rettangolari, simili a quelle presenti sui lati, raccordate da frange di archetti pensili a gruppi regolari di tre. Gli archetti sembrano realizzati con gli stessi materiali riscontrati in quelli di navata ma la loro costruzione appare leggermente più sicura e ordinata. Nelle tre specchiature centrali si aprivano piccole finestre architravate e strombate, che in zona non trovano confronti per la loro collocazione presso un emiciclo absidale. Oggi si conserva solo l’apertura centrale. Tuttavia, l’abside potrebbe anche essere stata ristrutturata tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo.
La tessitura muraria, il motivo delle arcate cieche in facciata e il profilo ribassato dell’abside orientano verso una datazione della chiesa di San Graziano entro la metà dell’XI secolo.
All’interno la chiesa è oggi interamente intonacata. Dai resoconti delle Visite Pastorali sappiamo che non era voltata e che l’abside conservava le tracce di una decorazione ad affresco raffigurante un Cristo in croce e altri santi. Inoltre, un’Annunciazione si conserva agli angoli del fornice absidale, di impronta cinquecentesca, ridipinta in epoca moderna.