Gennaio 3, 2021

S. Pietro – Trobaso

STORIA

San Pietro di Trobaso, in epoca medievale, era una chiesa di villaggio dipendente dalla pieve di Intra, sottoposta a sua volta alla Diocesi di Novara. L’abitato di Trobaso, oggi frazione del Comune di Verbania, sorse in una posizione strategica alla confluenza di due valli, segnate rispettivamente dai torrenti San Bernardino e San Giovanni, e all’incrocio degli assi stradali che dagli abitati circostanti confluivano alla pieve di Intra, determinando per Trobaso e per la chiesa di San Pietro un ruolo di controllo del territorio retrostante e di collettore dei traffici tra Intra e le Valli.

1031: La chiesa di San Pietro è menzionata per la prima volta in una pergamena nella quale due fratelli, Ribaldo e Landolfo, proprietari terrieri viventi legge longobarda e abitanti a Trobaso, donano alla pieve di Intra un campo collocato nei pressi della chiesa di San Pietro.
1132: La bolla di Innocenzo II al vescovo di Novara Litifredo riporta l’elenco di ventisei centri pievani dipendenti fiscalmente dal vescovo e, per ognuno, elenca le relative cappelle. Nell’elenco delle pievi vi è anche quella di Intra e si presume che tra le cappelle dipendenti vi fosse anche quella di San Pietro in località Trobaso.
1175: Da un calendario liturgico conservato presso la Biblioteca Capitolare di San Vittore conosciamo l’estensione del controllo della pieve di Intra sul territorio: vi sono infatti elencate le sue dodici cappelle minori, tra le quali San Pietro di Trobaso.
1393: La chiesa di San Pietro è menzionata negli Statuti di Gian Galeazzo Visconti come sede di una delle quattro deganie, o circoscrizioni amministrative, in cui era stato suddiviso il territorio: degania di San Maurizio, di San Martino, di Suna e di San Pietro.
La scelta di San Pietro come sede di degania dimostra come la sua posizione strategica la rendesse rilevante nella gestione dell’entroterra.

ARCHITETTURA ROMANICA

Le indagini archeologiche svolte nel 2002 e i confronti delle tessiture murarie con quelle degli edifici ecclesiastici del territorio concorrono a definire la storia costruttiva della chiesa.

Prima metà XI secolo: la prima costruzione era piccola, a navata unica, orientata E/W, con abside semicircolare. Dalla rilettura dei dati di scavo sembra di poter attribuire a questa prima fase le fosse di getto e di fusione del metallo per la realizzazione della campana (A, planimetria). Una lettura più completa di questa fase si ha coniugando i dati di scavo all’analisi del campanile ancora presente in elevato. Per quanto intonacato completamente nel 1781, ne rimane leggibile l’architettura in quattro piani e con quattro coppie di arcate cieche per lato; la cella campanaria è stata aggiunta nel Settecento. Questa tipologia architettonica trova confronti con campanili dell’area varesina datati all’inizio dell’XI secolo.

Metà – fine XI secolo: la documentazione archeologica restituisce una II e una III fase dell’edificio, da interpretarsi come un ampliamento verso ovest avvenuto nell’arco di pochi anni. Durante la III fase si ebbe la costruzione di una navatella a nord e l’edificio assunse un impianto a due navate. La navatella mantiene una buona porzione della parete settentrionale libera dall’intonaco, rendendo possibile un’analisi dell’elevato nonostante i rimaneggiamenti subiti. La muratura è realizzata con materiale irregolare, a eccezione del cantonale ovest in blocchi squadrati. L’unico elemento decorativo è costituito da trenta archetti pensili, composti da frammenti di laterizi disposti attorno ad un concio semicircolare e poggianti su beccatelli privi di decorazioni.

Il lato ovest della navatella dovrebbe corrispondere alla facciata della III fase della chiesa. Rilevanti, per questa fase, sono anche due sepolture rinvenute all’interno dell’abside (B, planimetria). La deposizione nell’area più significativa dell’edificio permette di ipotizzare l’appartenenza di questi individui a un alto ceto sociale o al clero.

Metà-fine XII secolo: La IV fase dell’edificio, come testimoniato dai rinvenimenti archeologici, è caratterizzata da un completo rifacimento della chiesa con ampliamenti a ovest e a est. A ovest venne costruito un porticato addossato all’edificio sul lato d’ingresso; di questo rimangono delle tracce sia in fondazione, sia in elevato sul lato nord della chiesa attuale, ove è ancora ben visibile un arco di pregevole fattura poi tamponato. Gli scavi evidenziano poi un ampliamento a est che porta all’abbandono della prima abside romanica e la ricostruzione del presbiterio. A testimonianza di tale abbandono vi è l’individuazione di una tomba collocata all’interno del muro (C, planimetria), che costituiva l’abside delle fasi I-II-III.