STORIA
La chiesa di San Remigio sorge sul colle della Castagnola, un promontorio presso il quale si collocava l’abitato più antico del borgo di Pallanza.
885: La località di Palanza è citata per la prima volta come curtis in un documento di donazione di un uliveto da parte di Reginaldo del fu Rapaldo de castro Plumbia, collaboratore del vescovo di Novara e membro della famiglia dei conti di Pombia che in epoca altomedievale aveva vasti possedimenti nel Novarese e nel Verbano. Tra i beni dei conti di Pombia a Pallanza rientrava, molto probabilmente, anche l’Isolino di San Giovanni, sul quale sorgevano un importante castrum, una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo e un fonte battesimale dedicato a San Giovanni Battista. Anche la chiesa di San Remigio era una cappella castrense: sulla cima della Castagnola vi era infatti un secondo castello, di cui non rimane traccia, ma che è menzionato da diverse fonti medievali e moderne. Probabilmente, nell’area dove sorge la chiesa di San Remigio era dunque collocata la pars dominica della curtis.
1132: prima citazione della chiesa di San Remigio in una bolla papale che conteneva l’elenco delle pievi subordinate fiscalmente alla diocesi di Novara. Le chiese di San Remigio e San Michele sull’Isolino costituivano una pieve a sé stante, non sottoposta fiscalmente alla diocesi, e, in quanto chiese di una precedente curtis carolingia, godevano di privilegi economici e fiscali. Probabilmente esse erano quindi già esistenti nell’altomedioevo (IX-X secolo). Anche la dedicazione a San Remigio, inusuale in area verbanese, orienta verso l’identificazione della chiesa come cappella curtense: infatti San Remigio, vescovo di Reims, nel 496 battezzò il re merovingio Clodoveo e viene anche ricordato come l’“apostolo dei Franchi”.
1152: l’imperatore Federico Barbarossa conferma ai conti Da Castello, discendenti dei conti di Pombia, il possesso del castello di S. Angelo, della corte di Pallanza e di tutti i diritti amministrativi, economici e giuridici connessi. I conti Da Castello presero quindi possesso della fortificazione della Castagnola e nel corso del XIII secolo la chiesa di San Remigio svolse prevalentemente la funzione di cappella privata della famiglia, mentre le funzioni parrocchiali passavano progressivamente ad altre chiese della zona.
1339: la funzione di parrocchiale passa ufficialmente alla chiesa di San Leonardo di Pallanza e questo determina un progressivo abbandono delle chiese dell’antica curtis.
ARCHITETTURA ROMANICA
Il particolare impianto a due navate che caratterizza la chiesa di San Remigio è il risultato di tre fasi costruttive che si sono susseguite in epoca medievale (si vedano planimetria e rilievi).
Fase I (fine X secolo). A questo periodo appartiene quasi nella sua interezza la torre campanaria e pochi lacerti murari che ad essa si legano sul lato occidentale. La muratura in pietre sbozzate grossolanamente e grandi ciottoli, con pochi inserti a spina-pesce.
Fase II (metà XI secolo). Dopo un primo intervento di restauro, la chiesa si presentava con un impianto a due absidi. Alla navata maggiore si legava, sul lato meridionale, un piccolo vano anch’esso absidato. La tessitura muraria si caratterizza per l’impiego di materiale misto, tra cui blocchi lapidei sbozzati di piccole dimensioni, ciottoli e alcuni blocchi di maggiori dimensioni posizionati in corrispondenza delle strutture portanti.
Fase III (prima metà XII secolo). Nell’arco di circa cinquant’anni la chiesa venne sottoposta a un secondo importante restauro, probabilmente legato alla committenza dei conti Da Castello. L’abside maggiore venne sopraelevata e quella minore ristrutturata: l’apparecchiatura muraria è un bell’esempio di petit appareil, cioè una muratura di blocchetti ben sbozzati, di misura regolare, disposti in corsi perfettamente orizzontali. Vennero sopraelevati anche la navata maggiore e il campanile. Infine, venne realizzata l’attuale facciata a salienti, caratterizzata da una muratura di alto livello stilistico costituita interamente da conci squadrati e le pareti esterne furono decorate da archetti pensili. L’edificio conserva ancora all’interno le originali volte a crociera sorrette da pilastri decorati da capitelli in pietra d’Angera con figurazioni zoomorfe, fitomorfe e di natura simbolica.