Gennaio 3, 2021

S. Vittore – Intra

STORIA

La collegiata di San Vittore di Intra si presenta oggi al visitatore in una veste pienamente settecentesca. Infatti, l’antico edificio romanico è stato interamente distrutto per la costruzione dell’attuale basilica, che ha un orientamento capovolto rispetto all’originario complesso.
L’aspetto della basilica romanica, capopieve e sede di un eminente capitolo collegiale che amministrava la gestione religiosa di un vasto territorio, si può solo parzialmente ricostruire attraverso i resoconti delle Visite Pastorali, alcuni rilievi-progetto per la costruzione del nuovo edificio e altri documenti, come gli Inventari Parrocchiali, conservati presso l’Archivio Capitolare di Intra.

Sede del distretto pievano, la chiesa di S. Vittore di Intra è menzionata per la prima volta in un documento del 1031, dove è denominata basilica et plebe. Ancora nella bolla papale di Innocenzo II del 1132, Intra è ricordata come una delle chiese capopieve, sottoposte alla giurisdizione della diocesi novarese.
Dal 1168 è attestata con sicurezza la presenza di una canonica: la canonica era il luogo in cui i canonici, cioè i religiosi che amministravano la liturgia di una collegiata, vivevano rispettando le regole della vita comunitaria. In realtà, grazie ad altre fonti è possibile ipotizzare che una canonica esistesse già nei decenni precedenti, poichè un documento del 1139 conteneva un accenno alla vita comunitaria dei canonici e nel 1144 si parla di claustra de plebe.

È utile sottolineare come il vescovo di Novara Litifredo (1123-1151) avesse dedicato molti sforzi alla riforma della vita comunitaria dei canonici e alla costruzione delle canoniche presso le basiliche più importanti della diocesi, tra le quali ricordiamo, insieme a San Vittore, la stessa cattedrale di Santa Maria di Novara, le basiliche di San Giuliano di Gozzano e di San Giulio di Orta.

ARCHITETTURA ROMANICA

Alcune preziose informazioni sull’assetto della chiesa romanica provengono dalla visita del vescovo Carlo Bascapè e sono verificabili ed integrabili grazie a un rilievo dell’architetto Filippo Cagnola datato al 1705 circa. La chiesa presentava un impianto a tre navate, concluse da tre absidi semicircolari rivolte ad oriente; le navate erano divise da pilastri ed erano coperte da volte a crociera in muratura. La torre campanaria era adiacente all’abside maggiore e all’abside settentrionale. Il presbiterio era sopraelevato e vi si accedeva tramite dodici gradini; al di sotto della campata presbiteriale, attraverso due porte laterali, era possibile discendere in una cripta, ove si trovava un altare dedicato a Santo Stefano.

Durante uno scavo archeologico che si è svolto nel 2009, davanti all’attuale scalinata d’ingresso, sono state messe in luce alcune strutture murarie che, in base alle piante conservate presso l’Archivio Parrocchiale, sono da identi-
ficarsi con quelle del presbiterio della chiesa romanica. Un lacerto di muro con andamento semicircolare è stato identificato con l’abside centrale. Della struttura si conservavano le fondazioni e un corso di alzato con paramento interno in conci lapidei squadrati. Il piano pavimentale era in lastre di serizzo. Gli scavi hanno poi identificato una possente fondazione quadrangolare costituita da ciottoli di diverse dimensioni, interpretata come la fondazione del campanile.

Un particolare interessante che emerge osservando la pianta di Cagnola riguarda la conformazione della campata presbiteriale maggiore: questa era sopraelevata per la presenza della cripta ed era separata dalle campate adiacenti mediante setti murari. Si tratta di una conformazione del coro particolarmente diffusa in epoca romanica nella diocesi ambrosiana. Questo dato, insieme alla dedicazione della collegiata a San Vittore martire, il cui culto venne diffuso da Sant’Ambrogio, permette di intravedere un’azione diretta e un’influenza da parte della diocesi milanese nell’alto Verbano fin dai primi secoli di diffusione del Cristianesimo.

Dalla visita del Bascapè sappiamo, inoltre, che l’altare maggiore si trovava sub tribuna, cioè sotto un tiburio. Non è però possibile sapere se questa struttura risalisse al cantiere romanico, come nella cattedrale di Novara o nella basilica di San Giulio d’Orta, oppure se fosse stata aggiunta successivamente.

Arnout, Incisione raffigurante la cattedrale di Novara (tratta da Le Moyen Age. Monumental et archéologique, Parigi 1840)

L’ultimo elemento su cui e necessario soffermarsi è la presenza a ovest di un endonartece, ossia un atrio su più livelli, affacciato verso l’aula, il quale in origine aveva funzione liturgica. Nel corso della prima metà del XII secolo, troviamo numerosi esempi di corpi occidentali nella diocesi di Novara, nella cattedrale di Novara, nella basilica di San Giulio e nella Collegiata di San Giuliano a Gozzano. Tutti questi cantieri sono datati nella prima metà del XII secolo, in particolare durante gli episcopati di Riccardo (1116-1123) e Litifredo (1123-1151). Queste considerazioni fanno propendere per una datazione della basilica di San Vittore di Intra alla prima metà del XII secolo.

Non è possibile, ad ora, sapere se questa struttura conservasse tracce del precedente edificio religioso, citato nel 1031. Due formelle scolpite, ora inglobate nel fianco esterno meridionale della collegiata, sembrano databili in un momento precedente: vi sono raffigurati un animale mostruoso e una figura umana che cavalca un animale.

Gli scavi archeologici hanno messo in luce anche un brevissimo tratto pertinente a una struttura muraria precedente alla chiesa romanica: solo il proseguimento delle indagini potrebbe chiarire se questa sia riconducibile ad un edificio di culto altomedievale o a strutture residenziali.