Gennaio 3, 2021

Ss. Fabiano e Sebastiano – Suna

STORIA

STORIA

La chiesa dei Santi Fabiano e Sebastiano si colloca sul lungolago di Suna, in posizione leggermente sopraelevata, su un modesto rilievo a cui si accede grazie ad una scalinata che risale alla prima metà del XVIII secolo.
La località di Suna è frequentata sin dai tempi antichi, come attestano i rinvenimenti archeologici in località Tre Ponti, databili all’età preistorica, e in via Montebello, di età romana.
La prima menzione scritta di Suna è contenuta in una carta del 1096 nella quale, tuttavia, viene citato solo il borgo e non la chiesa; per l’edificio ecclesiastico non si hanno attestazioni sino alle Visite Pastorali del XVI secolo. Alla fine del ‘500 la chiesa è definita antica e angusta e il campanile parvulum, cioè di piccole dimensioni. Inoltre, si dice che la chiesa è costruita in un luogo sopraelevato e che davanti ad essa si vedono le rovine di un edificio che serviva da palazzo pubblico per la comunità locale. Sotto queste rovine, nella parte anteriore, vi era un luogo sotterraneo ancora utilizzato come carcere pubblico.

ARCHITETTURA ROMANICA

L’attuale edificio ecclesiastico è databile alla seconda metà del XII secolo ma, grazie agli scavi archeologici condotti nel 2009, sono state scoperte strutture appartenenti a fasi precedenti. Nella chiesa sono state individuate due fasi costruttive medievali.
Fase I – protoromanica (X secolo circa): La prima chiesa consisteva in un edificio di modeste dimensioni, a navata unica, terminante con un’abside a est. Questa tipologia di oratorio era molto diffusa soprattutto in ambito rurale già dal V-VI secolo.

Fase II – romanica (seconda metà XII secolo): Successivamente, la chiesa viene completamente ricostruita e questa fase corrisponde quasi interamente all’edificio che oggi possiamo ammirare. Il nuovo oratorio mantiene l’orientamento della cappella precedente, ma si amplia verso est con la costruzione di una nuova abside poco profonda, rinvenuta in fase di scavo. Il ritrovamento conferma quanto già affermavano le Visite Pastorali che definivano l’abside, ancora visibile fino alla costruzione del nuovo coro, locus angustus. Questa abside doveva raccordarsi con i muri perimetrali che ancora oggi si conservano sul lato settentrionale e meridionale, i quali si caratterizzano per una tessitura muraria molto raffinata, in cui la disposizione simmetrica dei conci assume un valore anche decorativo. Le pareti sono decorate da una frangia continua di archetti pensili in serizzo, ciascuno accuratamente intagliato entro un singolo concio e rifinito da un doppio archivolto inciso. Sul lato settentrionale si conserva ancora integra una monofora romanica strombata, con archivolto costituito da un unico concio decorato con una doppia incisione, come gli archetti pensili. Sulla parete meridionale, invece, è possibile vedere l’archivolto ma la monofora è stata tamponata.

Anche la facciata della chiesa venne interamente rifatta in questa fase: ha un andamento a capanna ma la falda meridionale del tetto si interrompe per l’inserzione del campanile, costruito contemporaneamente al resto dell’edificio presso l’angolo sud-occidentale. Il fusto della torre è liscio e presenta la stessa muratura raffinata e ordinata dei muri perimetrali. All’interno della chiesa, la torre campanaria occupa una parte della navata.
Gli ingressi della cappella romanica erano due: uno a ovest in facciata, disassato verso nord per controbilanciare il campanile e uno a settentrione, probabilmente in corrispondenza della porta attuale, restaurata in epoca moderna.

La raffinatezza della lavorazione del serizzo, l’accuratezza della decorazione degli archetti e degli archivolti, l’attenzione quasi con finalità decorativa alla messa in opera dei conci orientano per una datazione dell’edificio all’ultimo quarto del XII secolo (1175-1200).