Giovanni Lami (1697-1770)

Medaglista: Giovanni Lapi (attivo dal 1731 al 1772) – Datazione: 1748?

D.: V.C. IOH. LAMIO. ACAD. APATH. PRAEF. B. M. Busto a destra con capelli lunghi e mantello. Sotto la troncatura del busto: IO. LAPI.

Giovanni Lami, laureato in giurisprudenza, esercitò per poco la professione di avvocato e preferì dedicarsi allo studio del greco e dell’ebraico. Divenne un grande erudito. Fu bibliotecario del conte Gian Luca Pallavicini di Genova, si occupò di numismatica, fu nominato bibliotecario della Riccardiana e professore di storia ecclesiastica nello Studio fiorentino. Fu membro di molte Accademie letterarie: quali la Fiorentina, la Crusca, gli Apatisti e la Colombaria. Studioso di antichità e buon letterato, scrisse molte opere.

R.: PRAESIDIVM. ET. DVLCE. DECVS. MEVM (Mio presidio e dolce decoro) – A sinistra Minerva-Athena stante con i suoi attributi (elmo, lancia, egida con il gorgoneion, scudo, civetta a destra e, a sinistra, l’olivo); al centro un piedistallo con un sole radiato scolpito sul davanti e sopra il busto di Giovanni Lami con le lettere G.L. sulla base; accanto carte, penna e calamaio; a destra l’allegoria di Firenze, con corona e scettro, seduta appoggiata ad uno scudo su cui è il giglio fiorentino. All’esergo: IO. LAPI. F.

La medaglia celebra la nomina del Lami a presidente dell’Accademia degli Apatisti. La raffigurazione di Minerva, dea della Sapienza, così come il motto, che definisce il Lapi come “presidio e decoro” della dea, ne esaltano l’erudizione e la profonda cultura.

Connessioni: I riferimenti all’antico in questa medaglia sono molteplici, oltre agli strumenti della scrittura, che esaltano l’erudizione del Lami, in analogia a quando espresso dal corredo della tomba 36 della necropoli della Cappella di Mergozzo con stilo e temperino, troviamo la figura di Minerva come dea della Sapienza, secondo l’iconografia più classica, e il motto, che riprende il secondo verso dell’Ode I di Orazio, con la definizione che il poeta latino attribuiva all’amico Mecenate: O et presidium et dulce decus meum!