Maria Teresa d’Austria (1717-1780)

Medaglista: Antonio Selvi (1679-1753) – Datazione: 1740

D.: M. TERESIA. REGINA. HVNG. BOHEM. EC

Busto a sinistra con capelli raccolti e intrecciati di perle, velo ricadente sulle spalle, mantello d’ermellino drappeggiato sul petto e fermato con una spilla sulla spalla sinistra.

Sotto la troncatura del braccio: A.SELVI.F.

Maria Teresa d’Austria fu imperatrice fino al 1780, regina d’Ungheria e di Boemia. Figlia dell’imperatore Carlo VI e di Elisabetta Cristina di Brunswick-Wolfenbiittel, fin da giovane fu educata per la successione al trono, che però, alla morte di Carlo VI, fu contrastata da molti sovrani europei. Nel 1745, morto Carlo Alberto di Baviera che si era fatto incoronare nel 1742 imperatore col nome di Carlo VII, Maria Teresa fece eleggere imperatore il marito con il nome di Francesco l.

R.: VNA EST.QVAE REPARET (È l’unica che risorge)

La Fenice su un’ara illuminata da un sole radiato a faccia umana; ai lati una palma e un alloro e intorno ai tronchi vessilli, armi e uno scudo con lo stemma dell’arciducato d’Austria sormontato da una corona.

La medaglia fu eseguita per la successione di Maria Teresa al trono d’Austria. Il soggetto della fenice, uccello mitologico che rinasce dalle proprie ceneri, e il motto fanno riferimento all’auspicio che ella potesse far risorgere le glorie dell’impero.

Connessioni: Accostiamo la medaglia di Maria Teresa d’Austria allo scudo di Giuseppe II d’Asburgo-Lorena, suo figlio e successore al trono (dal 1765 associato alla madre, dal 1780 alla morte avvenuta nel 1790 come unico sovrano), rinvenuto in una cantina nel centro storico di Mergozzo. La medaglia presenta, in comune con la moneta, lo stemma della casata posto sullo scudo. Quanto ai riferimenti all’antichità classica notiamo la Fenice raffigurata e richiamata nel motto ricavato dalle Metamorfosi di Ovidio, XV, 392: Una est, quae reparet seque ipsa reseminet, ales (Unico uccello che risorge e rinasce da se stesso). Sono inoltre proposte la palma e l’alloro, entrambe utilizzate come simboli di vittoria fin dall’antichità.